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«Dopo i primi libri "di ricerca di voce", dopo il libro che faceva i conti e gli esorcismi alla morte quotidiana della comunicazione, e quello che catalogava le forme della propria facoltà di ricordare riscrivendo, e quello alla ricerca dell'anello mancante sentimentale della Poesia, e dopo il libro che generava tutti i linguaggi sovversivi suggeriti dalla rabbia, arriva il libro della distensione e della compassione umana, della Poesia che parla di se stessa e dei propri processi compositivi partendo da una prospettiva, sì, proprio così, di salvezza possibile. Una sorta di "biglietto di ritorno" da questo viaggio, al punto da scegliere, e benché sia stato scelto, per esso un titolo di spiazzante ottimismo.»

«Non hai trovato, immagino, un filo conduttore.

Ma semplicemente perché non esiste.

Questa è una raccolta di momenti, di emozioni, e non pretende d'essere nient'altro.

Ma so di aver nascosto tra le righe l'amore e l'odio, la disillusione e la rivalsa, di aver lasciato convivere sulla carta delle stesse pagine la quiete dei fiumi e l'inquietudine delle sagome ritagliate sulla luna piena.

Ho permesso alle lacrime di cadere sui petali, per far sì che non morissero invano.

E ai petali di cadere, mostrando le spine che nascondevano.»

«Scrittura, quella di Zanni, dalle misure poetiche ondeggianti, galleggianti, di continuo in lotta con se stesse, con le proprie ingannevoli, giuste aspettative. Scrittura fiore che ha il coraggio, che avanza raccogliendo dai propri stessi versi il coraggio di non chiudersi e non arrendersi all’era del tramonto delle forme nella quale vive e muore. Scrittura da cui fiorisce per ogni pagina un colore diverso, un combattimento diverso. Scrittura delicata e potente, gentile e salvificamente violenta. Scrittura di una discorsività introspettiva e al tempo stesso fortemente evocativa. Scrittura per accumulo di negazioni, di rifiuti alla retorica. Scrittura del tu, di ogni finto tu che si concede e che le è vitale per sapere (o per dire, che è l’identica cosa, l’identico gesto) la propria verità.»

«Un poeta di lungo corso, sebbene mai prima pubblicato, in un libro dal lungo respiro, modernissimo per tono e invenzione, dal cuore antico come l’urgenza della restituzione dell’intelligenza al sentimento.

Non semplicemente una raccolta di versi, ma una coerentissima, e insieme ricca di suggestioni e di punti di fuga, indagine sull'amore e sulle sue tecniche belliche fiorite nella parola poetica.»

«Poesia nata dal silenzio e che ragiona sulla vita e sulle esistenze, sull'amore e sulla rabbia, su tutti i colori del silenzio arma potente di difesa contro il rumore del mondo.

Un repertorio di personaggi e pensieri come "vittime nascoste" del silenzio che diventano storie da riscattare, riflessioni da recuperare, sul tempo e sullo scavo di sé, sulla peculiarità e sull'utilità stessa dell'essere ricercatore di lingue poetiche, immaginatore scontento.

Tutto nella lingua sorprendentemente densa di un poeta giovane ed esordiente, lingua piena di evocazioni e rimandi, già piena di sapienza, di passato e di futuro.»

«Viaggio al centro della Poesia, con un lavoro di scavo dentro le sue possibilità ri-creative ed emozionali; un viaggio dal quale si risale sapienti di rimandi e di metafisica, sapienti dell'essere stati da sempre destinati alla nudità e alla salita.

Percorsi e suggestioni di una portatrice di un sacro e sentimentale modo di trattare la parola.»

«La poetica del Peccatore non si può spiegare facilmente, nonostante sia la naturale predisposizione dell'artista moderno.

Chi sono io?

Sono un semplice testimone delle manifestazioni empiriche all'interno di questo studio televisivo del Velo di Maya.

Errare è umano, perseverare è diabolico, peccare è artistico.»

«Divergente, ironico, profondo, alto e popolare, filosofico e sentimentale, attento a tutto e curioso di tutto, e sopra ogni altra cosa, sopra la vita, per vocazione, per missione, da sempre a sempre, Poeta.

Questo è Franco, e tutto questo solo sulla pagina! Nella vita è stato, quindi per chi lo ha incontrato è, molto di più.

Fatevene incantare, commuovere, provocare, divertire, nutrire.

State dieci minuti qui con lui.

Chi è stato un po' di pezzi di dieci minuti con lui sa che esperienza era e può essere ancora.»

«Tratti distintivi delle sue composizioni l'ironia e il sarcasmo, la denuncia sociale mascherata da canzonetta, la ricerca costante di "parole non-parole", in un infinito vagare definito dal cantautore stesso "un continuo viaggio alla ricerca del non conosciuto".

La raccolta di poesie è frutto di una lettura dei quaderni scarabocchiati e vissuti di Claudio, che porta sempre con sé e sui quali appunta freneticamente ispirazioni e frasi, che utilizzerà poi per la composizione dei testi.

Rileggendo questi frammenti ci si è resi conto che, in attesa di diventare musica, i suoi appunti erano prima di tutto poesia.»

«Questa è la prima raccolta di versi di Luca Oggero, animale bipede, alcolista non più praticante, cantautore e autore di narrativa.

Contiene poesie e filastrocche scritte tra il 2015 e il 2017.

Oggero alterna endecasillabi e rime baciate a versi liberi da tutto ma non da una ricercata musicalità d'insieme e sperimentazioni linguistiche e metriche, umorismo, leggerezza e non-sense a tematiche sociali e politiche e a un'interiorità scritta "con le budella in mano".»

«Il ventuno novembre duemilasedici decidevo di mettermi alla prova. Niente concorsi, niente gare, niente promesse, solo un appuntamento fisso, ogni sera, prima di andare a dormire: io, la mia penna ed una poesia. Una al giorno.

È stato bello perdersi. È stato bello vedere crescere la voglia di andare avanti. È stato bello, conoscermi. Ho scoperto e riscoperto. Dato e ricevuto, composto e inventato.

E sempre di getto.

Sempre senza piani.

Sempre per me.

E sempre con me.»

«La musica lo ispira: dal cantautorato nostrano al rock, all'hip-hop italiano e non solo: il potere della parola e la musica che essa da sola può creare fondano il cuore della sua ricerca poetica.

"Maree" nasce proprio dal desiderio evocativo di musicare tramite parole ciò che è dentro ognuno di noi.

Perché tutto può stravolgerci o coinvolgerci, se sappiamo lasciarci trasportare.»

«Il viaggio di una vita

tra angeli e demoni morte e resurrezione

speranze e disincanti

ascoltando Bob Dylan e Chet Baker

lungo le strade di Faber

fino all'incontro che la vita la cambia

e ti fa stare bene.»

«Oltre alle poesie compongo canzoni con la chitarra e se dovessi non saprei definirmi più poeta o musicista.

Sia poesie che canzoni nascono da un impulso, un'idea: quando sento di voler fermare, scrivere, cantare.

Ed è questo flusso di sensazioni che ora vi invito ad accogliere.»

«Silvia ha affidato ai versi di questa sua prima silloge l’ondivago vagare degli ultimi dieci anni.

Radici ben salde nella terra dei sanniti e spiragli di mare si confondono in luoghi orfani dello spazio ma figli del tempo.

Personaggi come scarni eroi perduti tra ombre e mosaici di realtà animano una scena in continuo disfacimento.»

«Resoconti di viaggi oculari, rapidi flash di parole-polaroid su tutto ciò che lo circonda.

Sembra appostato in cima a una torretta da world-watching, equidistante dal firmamento e dai marciapiedi.

Con un telescopio, oscillante tra cielo e terra, osserva, registra, commenta, senza giudicare.

Lo fa con la sintesi lessicale di tag e graffiti, mai sguaiati, semmai screziati di malinconia.»

«Chi non legge un po' di sé tra le righe della vita o di un libro?

Mi piace scrivere a metà per questo, per lasciare spazio a chi lo vuole di sentire anche di sé, o dissentire, perché no? 

Ho spesso vissuto come un rimprovero: "lasci le cose a Metà!" o "a metà cambi rotta??".

Ecco ho deciso di capovolgere questo monito: a Metà, per lasciare spazio da riempire a cose sconosciute, a persone da incontrare, per dissetarmi dall'aridità dei sentimenti e della comunicazione sempre più lontana da tutto ciò che di umano ancora ci appartiene.»

«Un libro che scende nell'inferno di ogni animo per delineare la purezza del cuore nero.

Ho ascoltato la voce dell'io interiore camminare nel deserto palustre della parola.

Ispirato dai grandi poeti, da Guido Cavalcanti fino a Pier Paolo Pasolini, mi sono immerso in versi che hanno reso un’emozione verità.»

«Nuovo grande cimento poetico per Marco Zanni, poeta di razza, poeta per natura, nato per dire, per muovere parole, forzandole con gentilezza a farsi passi di un viaggio che è continuo scoppio di visioni; la sua ricerca continua e si fa più matura e più infante insieme, più terrestre e più aliena insieme; e dà frutti sempre più indigesti e quindi di salvezza, tra scavo esistenziale e lingua misterica, tra realismo psicologico e immaginazione dinamitarda; tutti elementi che sono felice progenie d’inchiostro di una coscienza estremamente ed estremisticamente umana che si fa, che si dà, sulla pagina dove rinasce, estremamente ed estremisticamente magica.»

«Nuche, la cui chiave di lettura è ben intuibile già dalle prime strofe, ovvero la difficoltà che un individuo incontra nel trovare anime affini in questa società liquida, è una raccolta di versi estemporanei figli di un vissuto interiore, di immagini e desideri che vanno ad intrecciarsi con la necessità di dar voce alle proprie emozioni.»

«L’inadeguatezza potrebbe essere uno stato autentico del non-riconoscimento; di conseguenza non può essere scelta, né praticata. Forse, seppure matrice dell’irriconoscibile, potrebbe essa stessa essere riconosciuta da qualcuno che gode dello stato autoconsapevole di essere inadeguato.

Si vorrebbe proporre la presente raccolta di poesie quale un modesto inno alla consapevolezza dello stato di inadeguatezza che permane e alberga nelle intimità degli individui. Inoltre, possa essere auspicabile una serena lettura, anche dei brani più tristi, dal momento che persino la tristezza risulterebbe colorata dal sincero stato d’animo di un lettore inadeguato.»

«La mia poesia è una problematica e conflittuale estrinsecazione emotiva di fronte all’ovvio. Una riluttanza, un indugiare a prendere coscienza della semi-inesistenza dello spirito umano e naturale. Si rifiuta di vedere la viltà perché non conosce l’eroismo. Essa al contrario tenta di cogliere un’autenticità senza tempo in ciò che l’uomo mondano sta gettando ai margini dell’universo.

Questo libro è un capitolo di vita. Forse di nessuno.

Questo libro è un viaggio inconfessato. Forse della vita di ognuno.»

«Non c'è niente qua, se non il ricordo di te.
Le valli erbose, morbide come il tuo petto.
Gli alberi alti, solidi come i tuoi abbracci.
I fiumiciattoli e i rigagnoli, freschi come la tua pelle.
Il vento, soave come la tua voce quando pronuncia il mio nome.
Il mare, blu come la tua essenza.


Non c'è niente qua, se non il ricordo di te.
Le lenzuola bianche e piene di pieghe, come le tue mani quando mi accarezzano.
I mobili in legno antico, scheggiati come la tua anima.
I libri polverosi, che come te, sono pieni di storie e colori.
I campi di grano, dolci come i tuoi baci.
Non c'è niente qua.
Non c'è niente qua,

Se non
Il ricordo di
Te.»

«Potrei considerarmi padre di questo mio primo figlio ma in fondo sono anche io il suo bambino; sarà grazie a voi lettori se riuscirò a crescerlo perché di certo questo è un libro che va accudito, mesciuto e rimproverato affinché virgineo proliferi tautologia filosofica sua. Solitario finora l’ho fatto in un tumultuoso silenzio ma funesto, animato e incontrollabile adesso esso mostra la sua innata volontà di voce che canta, grida, piange e solo a volte tace... affido qui a voi appunto perciò questo compito cosicché sia nostro amico fraterno, consigliere amorale del cuore.»

«Scrivere è sottrarre parole all’indistinto.

Questi versi sono parole in cui vorrei che le persone potessero riconoscersi per la loro storia, per la loro emozione. Che sentissero sulla loro pelle e sulla lingua il salato di almeno una poesia. Almeno una volta.»

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«"Anima e dintorni" è il mio primo libro di poesie, che spesso sono aliti di emozioni e di vita interiore.

Tutto serve nella vita per costruire il proprio sentiero.

La poesia, un po' per caso e un po' per mia fortuna, mi ha indicato la direzione giusta.

E mi ha dato sempre la luce, anche nei momenti più difficili.»

«Creo assonanze per esprimere l’essenza. Scrivo perché scivolano i pensieri, dall'anima alle dita.

Trasformo le immagini in parole, e le frasi in fotografie.

Modello la pece che mi avvolge, per farne altari dove immolare il senso alla sensazione.

È con le mie emozioni che gioco, e svelandomi, nuda, completamente, colmo gli occhi altrui solo di riflessi.»

«

Eravamo talmente liberi

da ritrovarci appiccicati addosso

sempre, da sempre e per sempre.

»

La cecità del vecchio Jorge di Umberto Eco, come quella che racconterà Saramago più tardi, è la rinuncia, ben presente nel mondo moderno, al coraggio d’essere umani e ai colori dell’anima, a ciò che di profondo ci unisce con la Natura, ai tumulti che plasmano lo spirito delle persone, alla cultura di cui la nostra specie è capace.

Senza emozioni, gli Jorge indemoniati tutto calpestano, innalzando a un dio o a un qualunque ideale la morte costante di cui sono ammantati.

A Jorge, l’indemoniato è una raccolta di anticorpi per questa malattia che necessità di spazi aperti e diversi, laddove persino le emozioni delle tragedie sono da capire e da elaborare. L’emozione è vita sempre, comunque e cura la cecità.

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«Appunti di viaggio. In divenire. Di Istantanee istanti.

Come fossero scatti di attimi attraverso.

Da fermare volendo, da cogliere potendo, comunque visibili.

Istantanee che presenziano l’oggi o che c’erano allora. Sempre istanti.

Istantanee, alle volte, di un sarà a intravedere.

Pose che dicono di versi, soggetti che si raccontano in prosa.

E nello sfogliare le pagine, un imbattersi in foto che non avresti mai voluto raccogliere.

Grigie, spesso nere, talvolta nerissime. Ma che non puoi non sfogliare a memoria.

Un libro, come un raccoglitore di foto da leggere, come di foto, ancora, da mettere.»

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Elementi naturali, paesaggistica dall'astratta estrazione semantica, esaltazione della complessa semplicità del gioco di parole, funamboliche escursioni negli interrotti sogni dalla bambinesca veduta interna della vita, segnano il processo con cui prende vita "Filastrofe Musifoniche", l'argine di una fragile ma sicura sponda in cui rifugiarsi alla piena di un'esistenza nell'inseguimento della spensierata felicità quotidiana. L'isola che non c'è ha sempre e solo un indirizzo: quello che riesci a creare con la fantasia, del bambino, che non dovrai mai far morire dentro te.

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«In questa raccolta c’è esattamente un anno di vita… È stato un anno molto importante, in quanto ho preso coscienza che quello che scrivevo poteva suscitare emozioni nel cuore altrui.

Infatti, le varie sfaccettature delle emozioni condivise, mostrano quanta vita può starci in un anno, quanta intensità.

Piccole riflessioni quotidiane, battiti , desideri coraggiosi  e sogni che non sanno stare nel cassetto… ecco cosa ho cercato di racchiudere in queste pagine bianche.»

Anarchia, delicatezza, scavo profondo, sprezzo del pericolo, mostrato nei versi, nei non versi, facendosi male, facendo bene alla Poesia, chiedendo il Bene alla Poesia.

Vita vera, veramente vissuta e veramente scritta col proprio sangue, con tutto il proprio sangue.

Poesia incompresa, rifiutata, come tutto ciò che è potenza creatrice.

Poesia in fuga, Poesia che accarezza e che spezza e che arriva e che riparte e che vince.

Illuminazioni di un’anima persa e continuamente ritrovata, vocebellezza di un’anima coraggiosa, di un’anima salva nella Poesia.

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«E comunque siedono i venti

tra gli oggetti calmi

nel tic-tac di cosa scegliere ora,

se vivere o essere felice.

 

Ti vorrei accanto,

strofinarti senza vedere i tuoi occhi.

 

Nell’incontro ultimo, svanii e svanisti.

Vivere o essere felici è il dramma, spero.»

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«Cosa succede nella nostra mente quando ci sentiamo incapaci di fare progetti, incapaci di dare voce alle nostre idee? Il nostro cuore è muto, silenzioso.

Buoni buoni affrontiamo il quotidiano, spinti dal vento, dalle mani altrui, incanalati su binari invisibili.

Ma se il cuore si sveglia non può più sopportarlo, vuole decidere, rischiare, osare.

Questo libro descrive il cammino di un’anima, puoi leggerlo dall’inizio alla fine percorrendo con lei il viaggio, oppure puoi leggerlo in disordine, immergendoti di volta in volta nelle emozioni che, spero, proverai.

A te la scelta.»

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Poesie tagliate, rimaneggiate, riscritte, inventate di sana pianta, aggiustate, modificate, rivisitate.

Una fetta di vita frammentata in righe che parla di una continua ricerca di riscatto.

Tutto questo con in testa la musica, che guidava il mio lavoro e fungeva da possibile colonna sonora ai versi che uscivano fuori.

Un percorso che mi ha portato a confrontarmi con alcuni aspetti di me stesso vecchi di qualche anno in cui mi riconoscevo poco o nulla e nello stesso tempo riprendere, dopo tanto tempo, tanta sfiducia ed indecisione, a scrivere.

Credo sia stato il modo più bello e sensato di unire il passato con il futuro per capire cosa mi piacesse fare del presente.

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«Mi sento come quella goccia di pioggia che, emergendo da una folla anonima, ha toccato la fronte dello scrittore e invece di evaporare e disperdersi nell’aria è filtrata come una radiazione intensa.

Mi paragono a una fortunata frequenza che vibra con colui che tiene la penna e scrive e, per un intimo meccanismo, è coinvolta nell'atto artistico; partecipa al concepimento, alla nascita e all'ascolto dei primi vagiti dei versi che prendono forma sulla pagina. 

Sono contenta di aver fissato, insieme al poeta, importanti esperienze derivanti da esplorazioni condotte insieme.»

                                                              Loredana Zapparoli

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«...oltre a creatore, sono anche un uomo e un disoccupato e un apolitico e un ragazzo e altre cose che mi sfuggono.»

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«Uomo!!
Ecco i tuoi figli.

Un popolo di arresi,

delusi, ribelli.

Manipolati

nella mente,

pugnalati al Cuore!

Davvero?

Davvero li vuoi

senza un domani?

Senza più Sogni?!»

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«Il vicolo è per me anche sinonimo di coscienza, di meandro dell'anima, di eremo, anfratti privati ed inaccessibili spesso svelati solo dalla benevolenza dei sogni notturni.

Alzare gli occhi al cielo ed innamorarsi sono passaggi emotivi di ogni uomo, come l'amore e la morte, la giocosità ed il dolore, la preghiera e la rabbia.

Parte del mio sogno reale è impresso su queste pagine. Se Dio vorrà, il resto verrà poetato successivamente, in maturazione, reale come un sogno.

Buon viaggio ad ognuno di voi, siamo tutti nuvole di passaggio.»

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«Oggetti ed altri rimedi è una raccolta di poesie; ha uno stile continuativo, ogni poesia racconta una storia, talvolta vista da un punto di vista di un oggetto, altre volte vista dalla vita reale; ogni poesia è semplice e intuitiva e profonda.»

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Pagine di poesia che sono un vero e unico poema d’amore, difficile da dare oggi con questa semplicità, con questa spavalderia di autore esperto che “però” qui sceglie il minimo termine, il taglio dell’equivoco biforcuto senza rinunciare all’evocativo, la guida sicura su strada dritta.

Un dolce stile antico, una poesia di controtendenza, sentimentale e privata.

Perché ha qualcosa da dire, e qualcosa da urgente, alla donna amata.

Ecco cos’è. Se il movente è semplice, la strada lo sarà.

«Scrivo per egoismo e perché farlo mi aiuta a pensare.

Ho bisogno di quella fase riflessiva che richiede silenzio assoluto e possibilmente penombra, ne ho bisogno perché molte volte dovrò chiudere gli occhi per osservare con attenzione la scena da descrivere.

Mi serve una base emotiva non un'idea, devo aver visitato ed abitato il luogo che sto per raccontare e non sempre, anzi quasi mai, si tratta di un luogo fisico.

Solo dopo cerco il modo più coinvolgente per rappresentarlo.

Questo è il mio modo di scrivere e rispecchia il mio modo d'essere.

Non scrivo per chi legge, ma condivido il risultato di questo processo cognitivo con l'intento di scuotere, di creare dialogo e di far partecipare perché voglio che cinque, sei parole, acquistino la forza di un pugno nello stomaco, che riescano ad essere immagine, punto a riassumere stati d'animo.»

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Dopo l'esordio del precedente "Filastrofe musifoniche", primo laboratorio narrativo a rotondo concetto semantico musicale semplice, è ora il turno di "Filamenti metaforici", una girotonda stesura altalenica su ambientazioni sinonime e contrarie dell'uman dilemma e flemma comportamentale, titanica genuinità puerile alla riscossa dell'eterna dominanza matura al limbo della vita, magistrale duello spirituale nel fisico contrappasso relazionale quotidiano mai scontato del personale apotema egocentrico a fragilità latenti e redenti del proprio abisso sociale...

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Ognuno ha uno specchio, un luogo reale o immaginario in cui affacciarsi per poi prendere il volo. Lo specchio dell’autrice è azzurro, colore altamente evocativo che chiama la poesia. Un colore che contiene una naturale enigmaticità. Nelle pieghe azzurre del mondo e del pensiero si nasconde sempre la rampa di lancio per una poesia che allude, che rimanda ad “altro”.

La raccolta si compone di 59 liriche che sono “voli pindarici”, spesso onirici, che vorrebbero dire di un nocciolo, di un grumo non esprimibile mai completamente. I paesaggi sono metafore per esprimere pensieri e riflessioni ancorate all’io, alla concretezza di un mistero che alberga nell’uomo.

Dire del mondo, negando il mondo; dire del mondo trasfigurando il mondo. Inoltre emerge un “tu”, un dialogo intimo, fitto, fatto di nostalgia, di intima confessione. Un dialogo che vorrebbe spezzare le catene del tempo e del destino per restituire al destinatario (e al mittente?) una vita gioiosa.

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Il LEGGER AMOR VERO è una raccolta di cento poesie (di cui novantanove sonetti e un interludio) che racconta il primo amore dell'autore. Non è una semplice accozzaglia di sonetti, ma a lui piace definirlo un "romanzo sonettato", uno scritto elaborato che ripercorre i tratti emotivi della sua vita nel corso cronologico, mostrando, sonetto dopo sonetto, ogni aspetto della sua anima in tanti modi. Quello che fa il poeta è scrivere di sé, delle sue sensazioni, di come l'amore sia entrato nella sua vita, e tutto ciò in maniera veritiera. È un ritratto della sua anima in un momento preciso della sua vita, ma costruito attraverso la magia della poesia. Come costui trascrive in rima man mano ciò che è, così vorrebbe essere letto, poesia dopo poesia.

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«Ci si muove in un mondo quasi post apocalittico. Cataste di oggetti quotidiani giacciono in rovina, sciarpe, lavatrici, bottiglie, sigarette, auto, infiniti elenchi di cose arrugginite. Il dolore che esplode all'esterno proiettando macerie fisiche in ogni direzione, e l'autore si aggira fra di esse inseguendo il proprio fantasma passato. Lo tallona, lo osserva da lontano e ogni tanto da vicino, rivolgendogli la parola.»

                                                                                    L.Z.

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«Il titolo dice già tutto. La poesia, questa poesia, è denudare l’anima dal corpo e da tutti gli orpelli che le intessiamo addosso. È un atto di coraggio intimista, di debolezza ed ebrezza, di forza e post sbornia, senza censura e cesura. Una liberazione dei sensi, una liberazione dai sensi, una scorpacciata di emozioni. Senza il bisogno di vomitarsi addosso. Senza fare il verso alla poesia.»

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«È solo entrandomi dentro che mi ispiro, dopo aver guardato e vissuto quello che c’è fuori.

Ho rielaborato.

Ho intinto con la mia mano la penna d’oca nel mare di inchiostro che ho trovato in me.

Ho anche scoperto che essere diretti è più difficile: usare un altro mezzo espressivo, che non sia la voce, lascia un margine più ampio per alcune lacrime e per le immagini vivide.»

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L'attesissimo ritorno di una nostra grande voce poetica, col secondo capitolo della sua ricerca in versi. Qui si va sempre più nelle profondità e sempre più si trova luce, la luce delle buone domande, e della lingua geniale e spudorata e amorevole di Laurent Vercken de Vreuschmen.

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«La Poesia ha una lama affilata con cui separare le pagine di un libro bianco che finge di reclamare respiro. Ma si taglia, forse inavvertitamente e forse no; e il sangue si rovescia sulle pagine di una geografia tutta da rifare. Ora ci sono strade di sangue tracciabili, intenzioni di sangue leggibili, confini di sangue per decidere paesi. Ecco quello della Memoria. Ecco quello dell’Amore. Ecco quello della Musica. Su questi regni, dal sangue finalmente unificati, la Regina dissanguata Parola confida in un riscatto che prima, stranieri, dicevamo impossibile. Ormai abbiamo letto e imperversato, ci siamo fatti occhio e ferita per suo conto. La Morte non ha fatto testo, di essa abbiamo fatto insieme, noi, voi, questo libro, un regno perduto. Chi è questa voce di Poeta? È quella lama, che qui alla morte del libro si ripone ma rimane in guardia. State attenti con Salvatore Romano, non fatevi intrattenere e non fategli torto. Entrate.»

                                                                        (A.M.)

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«stavolta un po' più anonimo per essere più noto. io poeta, io cantante, io sceneggiatore, io chitarrista, io filosofo, io psicologo..

ma la vita è una e si deve scegliere. allora la mia anima ha scelto di nascere a Roma invece che a Los Angeles, nel 1989, da madre col cuore in mano e padre medico e gentile.

per capire me (e quindi le mie opere) devi sapere che io sono schiavo di un Amore da palcoscenico, degno di una storia dantesca o shakespeariana.. ma musica: inseguo una dama mai veduta o conosciuta, solo vista in visione e schermi freddi • in questo morente e fiorente mondo..

 

la mia opera va a lei, all'eternità e spero faccia campare..»

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«La realtà nasconde ed esercita un ritmo nell'osservare umano e in tutti i suoi cimenti: Andrea Cacopardo ne possiede le chiavi che non usa però, da meraviglioso scassinatore del poetare. È il colpo di coda del genio moderno che tenta la frustata frammentando i destini del suono: lui sceglie quelli più improbabili e li tatua, con l'ironia dell'ago e l'imprevedibilità del mago, su queste pagine; provando a comporli nelle trame del senso vi ritroverete al confine tra ciò che è lèggere - dunque volare - e ciò che è comprendere, dunque precipitare sui territori angusti del canto umano e della sua matematica. [...]»

                                                                                    V. P.

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«Questo libro è dedicato a tutti i pifferai magici che ho incontrato nel mio viaggio, io bambina imperfetta, con un piede nella realtà e uno nell’Aldilà, il mio passo claudicante dentro la Vita mi ha impedito di seguirli, son sempre restata indietro, son sempre arrivata con il mio passo lento, da sola e in ritardo. Oggi come allora, continuo a viaggiare tra i mondi sapendo che il mio incerto camminare mi salva da musiche troppo facili.»

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«Questa è la seconda parte della trilogia di raccolte di poesie sull’amor leggero. Continua, dunque, il romanzo sonettato dell’autore, declinando in maniera diversa (forse più profonda) l’amor leggero.
Questa volta la raccolta non è dedicata alla sua amata, ma ai suoi amici, dai quali ha saputo rintracciare di nuovo le radici primordiali dell’amore vero.
Ancora una volta scritte in ordine cronologico, le poesie continuano a
manifestare ogni aspetto della sua anima, dell’effetto amoroso dell’amicizia e lo scardinamento della classica concezione di “amore”.
Altresì, però, non si ritiene che l’autore debba insegnare cos’è l’amore, non è questa la sua finalità; bensì fa riflettere sul cardine essenziale attorno a cui ruota la porta della felicità, dato che per lui “amore = azione di bene”.»

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«Questo andare è un ritorno, se volete sapere leggete ciò che non scrivo.

Le parole che scelgo sono un mantello.

Il mio foglio è sordo, il mio foglio è cieco, il mio foglio è morto.»

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