Libereria
ACQUERELLO DI UN MARE NOTTURNO di Patrizia Umilio
Nelle curve silenziose di quel mare notturno, ancora vagavano dissolvendosi, in preda alla
più infinita tristezza, i sogni irrealizzati di quella terra.
Lontano, circondato da flutti rumorosi e spumeggianti, quel faro perenne ruotava
nell’esprimersi sicuro in quella linea di luce fra il mare e gli scogli. Andava scemando, nelle
voci sommesse di quelle roboanti onde, il vento notturno, più quieto e silenzioso, pacato
ormai nelle ore del sonno, verso più elevate sfere di cielo e di infinito.
La sabbia umida, ancora percorsa da rivoli intrecciati d’acqua salmastra, si modellava, con
dolce gentilezza, sulle carezze di quei lembi sottili di risacca, accogliendo, con affettuosa
rassegnazione, quei moti generati dalla voce del mare.
Lontane, illuminate dal fioco chiarore di lampade oscillanti, le barche degli ultimi pescatori,
nello sciacquio dei flutti sui fianchi, rientravano lente e mute nel buio silenzioso di una notte
sprofondata nell’assenza di luce.
Nelle spire di quelle gentili forze che spingevano l’aria in folate improvvise e delicate, si udiva
il sommesso vociare dei flutti irrequieti che mormoravano un dolce, perenne canto alle stelle.