Libereria
STANNO TUTTI BENE di Marco Zanni
In questo momento della mia vita stanno tutti bene.
Un equilibrio mai visto da prima che nascessi tiene insieme tese come tendini le connessioni della mia
famiglia.
Sta bene mia madre che dopo quarant’anni è tornata ad esser moglie per curare suo marito. Sta bene mio
padre che alla fine è guarito. Sta bene Emir che dorme ancora con la foto di Martina appoggiata al
comodino. Sta bene il suo bambino che vuole diventare un calciatore e passare la sua vita a giocare col
pallone. Sta bene anche il cane che solo quest’estate camminava a malapena.
Stanno bene, tutti bene.
Ho deciso di partire.
Attraversare la frontiera il mese di gennaio non è una buona idea, adesso lo so, forse un po’ in ritardo ma la
guerra è ora e non aspetta primavere.
Come spesso accade in questi anni disgraziati, le notizie non tengono il ritmo degli eventi e al mio arrivo in
città sono già scappati tutti.
Incrocio solo un vecchio silenzioso seduto all’angolo di strada e parliamo: - Sei arrivato troppo tardi. Sono
già partiti tutti. L’ultima nave sta salpando. Il nemico sta sfondando, trapassando Nova Goriça.
Provo a correre in fondo alla strada ma la nave è già lontana. Appoggio le spalle al muro, scivolo con la testa
tra le mani. Esplosioni ad ovest. Il nemico è dietro l’angolo.
Torno dal mio vecchio, mi siedo accanto a lui, gli chiedo da mangiare.
Il cibo da sempre unisce ed inizio a raccontare: - Il primo crac è stato alla vigilia. Ho sentito di dover
difendere la mia famiglia. Ho moglie e figli in questo posto e son partito per portarli via prima dell’arrivo
della guerra. Ma sono arrivato ancora tardi. Sono arrivato sempre tardi. Ma quando son tornato a casa ero
più grande.
Prende un pezzo di formaggio conservato sotto la sedia, srotola il fazzoletto che lo avvolge e lo stende sulle
gambe. Lascia scattare la lama silenziosa di un coltello e in silenzio ne taglia un pezzo e lo porta alla bocca.
Adesso che siamo seduti insieme, a mangiare in questo posto abbandonato, tutto è diventato più tranquillo.
Mi allunga il secondo pezzo di formaggio,con calma tutto quel che ancora ha. Gli offro la mia storia, tutto
quel che ancora ho.
- Mio nonno mi diceva che finché non lo perdi non capisci mai quant’è grande quel che hai. Ma niente è
ancora perso. Ho una mamma ed un papà. Un fratello mollato dalla moglie e un nipote calciatore. Una
moglie e un figlio in fuga dalla guerra. Ho anche un cane. Stanno tutti bene.