
Libereria
LE MIE ISOLE di Doria Tacchia
Scendendo la scaletta del velivolo, cercò subito di richiamare a sé i profumi di quest’isola.
Il leggero vento di maestrale glieli stava porgendo e si sentì accolta.
Per un po’ rimase in silenzio, ne sentì la necessità, per poter riabbracciare la memoria.
Ogni angolo, ogni spicchio di cielo e i suoni, ritornarono trasportati dal volo di un falco.
Stava ridisegnando il suo passato.
Nel giardino di casa, la vecchia gatta rossa le venne incontro, la pianta di vite, aggrappata al filo si
era riempita di verdi piccole foglie, sotto al mandorlo, che oramai era già sfiorito, un gruppo di iris
bianchi ritti verso i rami.
L’albero di limoni all’ingresso, si stagliava su quel cielo ancora più blu.
Senza violarli, aprì gli armadi dei figli, che ora percorrono la loro vita altrove, e provò un piacere
immenso, nel consueto loro disordine, indossare un vecchio jeans stinto e una felpa un po’ lacerata
sul gomito.
Sentirsi madre da un’altra prospettiva, che raccoglie e indossa i panni dei figli, per avvicinarsi alle
loro lontananze.
È già stato detto il concesso, ora rimane tutto quello che le parole non possono tradurre, non sa
cosa sia l’infinito, ma le sembrava di partecipare ai dolci mutamenti, accogliendoli come il cielo
accoglie le sue Stelle... e sorrise.