Libereria
UN GIORNO MI DIRAI di Marco Zanni
In autostrada nessuno. La corro con la consapevolezza che è l’unico indicatore in grado di misurare la
distanza tra me e i miei ultimi dieci anni.
Uno sporco pezzo sanremese riempie lo spazio intorno a me.
In questi anni ero diventato l’ombra salda di quella sagoma spavalda di ragazzino che nel suo metro e
ottantatrè conteneva tutto il sapere del mondo e che nei fine settimana di febbraio parlava di musica e
Sanremo con Paolo e Alfredo. Altre due sagome. Fini conoscitori di musica e cinema, loro sì padroni di una
cultura sconfinata. Non mi è più capitato di trovarmi appresso due uomini interessati alla mia cultura
musicale e ad infilarsi nel mio letto come Paolo e Alfredo.
Sanremo cambia interprete. Pulisce lo sporco nell’aria. Dio, questa canzone. La respiro e riempie i miei
pensieri come pagine a quadretti in un quaderno all’incontrario.
Tre anni e mezzo fa l’unica stronza della mia vita era mia sorella. Poi arrivò Martina.
Mi accendo una sigaretta e ingoio fumo finchè mi bruciano i polmoni. E’ l’unico modo di ricordarla per farmi
meno male.
Martina fu la breccia sulla linea Maginot che congiungeva da pochi mesi me e Francesca. Dichiarazione di
guerra improvvisa.
Indifferenti agli altri ci scoprimmo con il desiderio di quattordicenni, graffi morsi e tenerezze. Nessun
rispetto per Francesca, ammesso che poi lo meritasse. Nessun rispetto per l’uomo di Martina, che la
trascurava ubriaco in qualche bar.
Il mondo schizzava assassino attorno alla mia testa e la mia testa rotolava senza controllo su sentieri di
bugie. Le sue. Le mie. Litigavamo illudendoci di stare insieme.
Poi il crac. Martina se ne andò. Davanti a un caffè pessimo. Piangeva. Se ne andò per lei.
Deglutisco e faccio ancora un tiro da una sigaretta che forse ha da darmi ancora un po’ del suo sapore.
Tre anni fa gli Stadio esultavano a Sanremo e Martina ascoltava insieme a Giada, sua figlia, la canzone.
Questa. Un giorno avrebbe voluto parlarle di me, con quelle stesse parole.
Fanculo anche la sigaretta, vorrei sapere se l’ha fatto.
“Un giorno ti dirò
Che ho rinunciato agli occhi suoi per te.
E tu non capirai e mi chiederai
Perché?”