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DENTRO UN PUGNO di Matteo Gentili


C’era il bullo della scuola quello che mi prendeva a schiaffi calpestava il mio volto con la suola mentre rideva sotto i baffi con le lacrime che scorrevano sul mio viso da ragazzo con i compagni che guardavano e poi non facevano un cazzo con la paura di lasciare qualcosa d’irrisolto cambiai il mio nome in pazzo mentre scrivevo come un matto di tutto quello che vivevo, di come soffrivo di tutto quello che dicevo, realizzando un patto avrei scritto per me stesso, per sentirmi vivo con una penna, su un foglio bianco ora come prima scrivo, senza sentirmi stanco

Se ho sconfitto il bullo lo devo alla scrittura, se ho sconfitto me stesso, lo devo alla poesia se ora giro tranquillo, senza paura lo devo a quella sicurezza, che ora ho fatto mia se scrivo e giro, senza più abbassare lo sguardo lo devo a chi a creduto in me, così ho raggiunto quel traguardo se ora posso scrivere, senza mai fermare il polso lo devo a chi mi ha aiutato, e non smette di farlo parlare di tutti io non posso, ma siete stati il mio faro in mezzo a tutto parlare di altro io non voglio ma siete stati il mio inizio, il mio durante, il mio universo...


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Ma che bella sera stasera amore mio con i tuoi baffi che tagliano il cielo e i capelli che fuggono dalla nuca e mi raccontano canzoni di traverso quelle che la poesia sgattaiola qua e l¢ Ma che bella

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