Libereria
FERMATI di Majlinda Petraj
All'altezza del diaframma
mi hanno segato il respiro
e fu un dolore mai provato,
sconosciuto,
amaro e metallico.
Le mie silenziose urla
fatte di fibre e di vene
prive di sangue
hanno toccato il cielo
graffiando la quiete
e il blu,
quell'apparente calma ingannevole.
Mi sono sentito solo
circondato da un mondo
piccolo e meschino
schiavo di cose inanimate
per riempire scaffali di vita morta.
La polvere che mangia oggetti
non può ridarmi la vita.
Mi sento a metà.
La mia altra metà
frantumata tra le mani dure e spietate
di chi plasma l'inutilità.
Io volevo vivere.
Respirare.
Quel raggio di sole
che ogni mattina mi salutava
era un amore impossibile
ma bello.
Adesso sento che fa
una carezza sul mio cuore scoperto...
E anche se non mi vede,
io sorrido.