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IL CERCHIO di Gianluca Sonnessa

I vicoli stretti nell'abbraccio delle case in pietra, il suono dei nostri passi, un bacio autunnale.

Ai piedi del lampione il cappello del sassofonista con qualche moneta.

Perdermi e ritrovarti, nel mare nascosto dietro il muro verde del lauroceraso, bottiglie vuote da trentatré fischiano dando voce al vento.

Tu parli del tempo che passa, il tempo passando mi parla di te, che ti sposti una frase più in là, ma non passi mai.

In un giorno distratto sei entrata nella caverna, hai studiato i graffiti, messo un ceppo di pino sul carbone che scoppiettava sempre più piano.

Cadeva la resina, io abitavo nell'angolo buio, ti osservavo mentre accatastavi foglie per non farmi dormire sulla pietra.

Io sono la pietra, non hai letto bene le pareti, comunque grazie.

Un imprecisato numero di civette proteggeva l'ingresso.

Smise, il loro stridìo, spaventato dal silenzio che portavi negli occhi.

Non lasciarmi qui, ma lasciami solo.

Ora è passato il tempo della tua visita, ho piedi stanchi pensieri in cammino.

In fondo al sentiero c'è un altro sentiero, le civette non hanno più voce, il fuoco ha smesso di ballare.

E io, sto venendo a cercarti, con un ceppo di pino per il tuo fuoco.

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