Libereria
L'ULTIMA NOTTE SULLA TERRA di Marco Zanni
Podcast illeciti radio fantasma l'ingresso eccentrico morti che camminano la notte è troppo notte nella metropoli cadente
Non fare nulla non dire nulla che possa rompere il silenzio come se fosse l'ultima notte sulla terra
I tuoi tacchi che raschiano sulle grate del centro le galeries Lafayette le guance che mi bruciano l'Osvaldo e la barba appena fatta
La tua gonna che si accorcia quanto mi attizzano le tue gambe come il confine con il girone di ferro il mio taglio è da vent'anni lo stesso
Ci facevamo leggere il destino nei fondi di caffè la zingara sotto il ponte del Ticino in secca vecchie Alfa blu notte Milano rovente
Bamblaniamo e tiriamo tardi sotto la luna di Pigalle le Chat Noir ci portiamo via una birra scura e un mojito Camel Light come se piovesse
Ci raccontiamo storie qualche novità ricordi stupidi canzoni al festival di Sanremo ti fermi mi abbracci sai di menta e lime io di Guinness
Finalmente abbiamo smesso di spezzarci il cuore perdere la pazienza per gioco e fare la pace sotto le lenzuola il sabato sera
Savoir vivre Parigi e panchine traballanti dove baciarci mangiare gelati alla fragola strusciarci guardare la Banlieue passarci davanti come un videoclip Kiss Me
Sixpence none the richer foglie d'oro nelle crepe dell'asfalto spaccato da alberi vecchi come fantasmi di sabbia
Giochi con le dita mi accarezzi una cicatrice sulla mano destra che non si chiuderà mai i tuoi polpastrelli lisci sono il caffè nero la domenica mattina
I tuoi capelli la magnolia sul piazzale della chiesa i tuoi occhi il mio quartiere eravamo piccoli teppisti invincibili battevamo strade di periferia scommesse a perdere
Le carte aperte sulla cassa dell'emporio la tipa bionda passava il tempo a fare giochi di prestigio mi strizzava l'occhiolino tu le avresti dato fuoco
Ricordi come un treno regionale straccioni addormentati ubriaconi a litigare con gli specchi lancia un dollaro per aria testa o croce
La carovana del circo ci copre di coriandoli mi diverto a togliere quelli incastrati nei tuoi capelli mi piace il suono del tuo nome la mia voce stanca
Sorridi fissi un punto dietro le mie spalle come se volessi piantarmi in asso ci infiliamo nell'ingresso di un vecchio albergo
La reception deserta buonasera signorina posso aiutarla chiamo l'orchestrina improvvisiamo due giri di valzer
Cerchiamo la suite più bella il frigobar pieno chiameremo casa questa terra scura io e te, il vento ancora freddo, io e te, il Mi basso del fender nero,
Silenzi siderali, jazz, rum, ci daremo appuntamento sotto il solito lampione all'incrocio dietro casa tua
I taxi in coda tu che non porti il reggiseno, una voglia da sbranarci.
Parigi, che spreco, se non avesse la notte.