Libereria
LA CORTECCIA di Rossana Pagano
Cambia la pelle,
fai la muta
come un serpente
abbandoni la vecchia
identità.
Paura e dolore
amiche indistinte,
ma è solo finzione
non è vero dolore.
Il tempo passato
è bello che andato,
il tempo presente
è quello che serve
hic et nunc
è un motto latino.
Ci avvolge una corteccia,
scorza dura
o pelle molle.
Siamo dentro
un involucro
ci protegge,
ci difende e
ci separa.
Ma c’è un tempo
in cui è matura,
è matura la caduta,
quando il frutto interno
è gonfio,
rompe e spacca la corteccia
che diventa stretta
e dura
e impedisce il mutamento.
C’è un attimo opportuno,
un momento ormai maturo
in cui è lecito
e dovuto
tirare via la crosta,
come quando
da bambino
eri lieto ed orgoglioso
di veder far capolino
la pelle nuova e liscia
sotto il grumo raggrinzito.
Il momento già è arrivato,
il ciclo ormai è concluso,
non serve più la crosta,
se sotto la pelle è giusta.
La paura ci accompagna,
accompagna il cambiamento,
ma come un sughero multiforme
la variazione è una ricchezza,
e poi c’è il contadino
che sa quando tagliare,
apre a libro la corteccia
per poterla utilizzare.
Ad ogni metamorfosi
rompiamo la buccia esterna,
facendo attenzione
ai segnali non convenzionali,
come il gatto
che, burlone,
manda a Alice dei segnali
che la aiutano
talvolta
con dei modi
un poco strani.
Il serpente cambia pelle
e la lascia sul selciato,
l’albero rompe
la corteccia,
per crescere più forte.
E l’uomo?
L’uomo rompe la corazza
e non teme il mutamento
perché sa che la sua forza
è accettare il cambiamento.