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NOVECENTO di Valentino Picchi

La tua ala

bianca e nucleare

ha vegliato i nostri

giochi da cortile,

cresciuti imparando

a morire senza

imparare a leggere,

le nostre mani amare

mai provarono ad amare

nei dolci pomeriggi

di merende fredde

come quella guerra:

mosche allevate

in un bicchiere

a digiuno di letame

però sazie di verità.

Uno, due, tre la stella

quattro, cinque, sei la bomba,

niente accade nella mente

finché non la si osserva

niente nella vita

finché non la si muore,

e niente, un così profondo niente,

nella storia che ci muove

finché non la si conta.

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