Libereria
SLOW-MOTION di Majlinda Petraj
Una donna stanca la riconosci.
Da come trascina il passo,
da quello chignon incurato,
capelli unti e svogliati
opachi e sfibrati
immagine remota di uno splendore perduto.
La riconosci
Cammina sempre dietro a tutti
per contare la sua tristezza
nei passi degli altri,
per essere inosservata
quando finti colpi di tosse
ammortizzano il pianto.
Da come guarda le vetrine
con la coda dell'occhio
non trovandosi idonea
dentro quelle confezioni e paillettes.
Dalle parole assenti
dalle urla finite nei pugni
che stringono un fazzoletto
umido, bianco, narrante...
Una donna stanca
non si guarda più allo specchio,
la proiezione del mondo
nelle sue pupille,
incenerita da tempo.
Completamente lasciata alle spalle
sale gradini d'insostenibile fatica
nella mano destra un piccolo sacchetto
qualche chilo di coraggio
e sogni taroccati.
L'apatia come scudo
il Silenzio come spada,
divisa a metà,
cuce col fil di ferro
il suo cuore di seta.