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VIOLA (estratto cap. 2) di Giovanni Barco

Castiglione di Sicilia era una piccola città collinare nei pressi dell’Etna, nel cuore

della Valle attraversata dall’Alcantara, un fiume pronto a cullare con la sua bellezza

gli animi tristi dei suoi visitatori. In quest’oasi, tra il Parco dell’Etna e quello fluviale

dell’Alcantara, tra le pinete e le meraviglie verdi che lo circondavano, si trovava la

casa dei Camarda.

Viola era un brulicare di festa quando tornava a casa: era solita lasciarsi irradiare dal

sole e dal verde della sua amata Sicilia, permettere ai suoi sensi di farsi inebriare dai

sapori e dai profumi della cucina locale, di lasciare che le onde del mare

accarezzassero il suo corpo mentre lei si lasciava cullare come una sirena sul pelo

dell’acqua, di entrare in contatto con la natura e di abbandonarsi all’estasi... ma

quella non era purtroppo un’occasione di festa. E per la prima volta in vita sua, si

sentì profondamente a disagio in quella che, fino a pochi anni fa, era stata la casa in

cui era cresciuta. E dove avrebbe appena conosciuto scomode verità.

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